Ho sempre ammirato chi fosse in grado di dire la propria con cuore.
Specialmente quelle donne e quegli uomini capaci di rimanere centrati, presenti e comunicare con grazia e fermezza il proprio punto di vista e consapevoli che non è legge, bensì ‘solo’ il proprio punto di vista.
Potrei elencare tantissime occasioni in cui non ho detto quello che avrei voluto.
Per lungo tempo ho urlato o parlato solo dentro di me.
Per troppo tempo ho tradito la mia voce e mi sono sotterrata insieme al mio dolore.
Ho anche tradito me stessa e quello che sentivo e desideravo.
Un po’ come quando ti viene in mente la cosa “giusta” da dire solo dopo, o quando vorresti dire quello che senti, ma dentro è come se avessi un terremoto. E alla fine non fai altro che ripetere la scena mille volte nella tua testa e rimuginarci.
Negli ultimi anni ho iniziato un vero e proprio viaggio con me stessa per riprendere la capacità di dire la mia, che, in qualche modo, prima della notte fatidica in cui ho perso tutto, avevo.

Conoscendomi di più e lavorando con varie donne ho capito che ci sono, tra le altre, tre paure fondamentali che magari è capitato anche a te di provare:
– dar voce alle emozioni provoca una reazione a catena che rischia di far uscire il dolore e/o la rabbia e spesso ne siamo terrorizzate.
– Dire la propria può voler dire creare malcontento e potrebbe significare essere criticate e noi abbiamo bisogno di essere amate e appartenere.
– Creare confini personali ben precisi significa rischiare di essere sole. Per me, per esempio che ero sola nel mio dolore, perché non facevo entrare nessuno, ammetterlo e agire in tal senso era insopportabile.
C’entrano molto le neuro scienze, infatti per il nostro cervello rettile tra le cose più importanti per la sopravvivenza ci sono l’appartenere e l’essere amate. Per questo scenderemmo a patti praticamente con tutto e in molti casi può voler dire non esprimersi per paura di non essere accettate.
Io sono cresciuta con l’idea che appartenere significasse fare la brava bambina e uno dei messaggi che mi è stato più ripetuto è stato “chissà cosa pensano gli altri”.
Quante volte avrei potuto dire qualcosa e in realtà non l’ho fatto perché avevo paura di rimanere sola o perché temevo che quello che pensavo fosse inutile.

In questo viaggio mi ha aiutata tantissimo riconnettermi con il mio piacere.
– Per ritrovare il centro
– Per coccolarmi e consolare quella parte di me che ‘se ne andava a male’ ed era piena di paura dopo aver detto la mia
– Per tirare fuori quello che provo
– Per capire cosa non mi fa piacere così da mettere delle barriere chiare con gli altri (e me stessa) su quello che non voglio
– Per ritrovare il sorriso e il mio potere dentro di me
– Per trasformare i blocchi che mi impedivano di dire la mia
– Per dare valore a quello che provo

Uno degli esercizi che suggerisco alle mie clienti è quello di esercitare il si e il no: prima di fare l’amore con te stessa o con qualcun altro, prima di usare l’uovo di giada o qualunque sex toy.
Una volta che la parte più intima di te ha il permesso di dire la propria ecco che allora lo puoi e sai fare anche tu.
Troppe volte facciamo quello che non ci sentiamo per gli altri o per giocare il ruolo delle brave bambine.
Impariamo a dire la nostra grazie al piacere.
Vivi Accesa!
Ti regalo un esercizio per iniziare ad amarti col piede giusto
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